Acido sialico
Il biochimico svedese Gunnar Blix nel 1952 indicò con il termine di acido sialico alcuni derivati sostituiti dell’acido acetilneuramminico e neuramminico. Quest’ultimo è un amminozucchero con uno scheletro costituito da 9 atomi di carbonio:
La maggiore concentrazione di acido sialico nel corpo umano si trova nella materia grigia del cervello. La maggior parte è presente nei gangliosidi (65%) seguiti dalle glicoproteine (32%) e il restante 3% come acido libero
Si trovano come rami terminali di N-glicani, O-glicani e glicosfingolipidi di tutti i tipi di cellule
Funzioni dell’acido sialico
Essi hanno molti ruoli strutturali e modulatori e servono come componenti di siti di legame per vari agenti patogeni e tossine. Poiché i gruppi carbossilici sono deprotonati ai valori di pH fisiologico, essi hanno carica negativa.
Pertanto questi chetozuccheri sono coinvolti nel legame e nel trasporto di molecole con carica positiva, nell’attrazione e repulsione tra cellule e molecole e nella stabilizzazione della corretta conformazione degli enzimi nella membrana cellulare
Gli acidi sialici prendono parte a numerosi processi biologici chiave come embriogenesi, crescita e sviluppo di neuroni e cellule staminali, regolazione del sistema immunitario, interazioni ospite-patogeno.
Acido sialico e virus
L’acido sialico legato a glicoproteine e gangliosidi è utilizzato da molti virus come recettore per l’ingresso nelle cellule. Questi virus sono importanti agenti patogeni umani e animali, come influenza, parotite e coronavirus. L’acido sialico agisce quindi da recettore per taluni virus influenzali consentendone l’ attacco alle cellule.
Alcuni di questi virus sono anche dotati di enzimi che distruggono i recettori promuovono il rilascio del virus dalle cellule infette e neutralizzano le proteine solubili contenenti acido sialico che interferiscono con il legame del virus sulla superficie cellulare.