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E’ la dose che fa il veleno: esempi

E’ la dose che fa il veleno: ciò è noto fin dall’antichità e spiega come sostanze dannose siano poco tossiche se assunte in quantità minime
Tutte le sostanze sono dannose se assunte in quantità eccessive. Paracelso, noto medico e alchimista svizzero vissuto nel periodo rinascimentale asserì infatti: “Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.” (Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto).

Paracelso fu uno tra i primi a comprendere che una sostanza può essere innocua o addirittura benefica se viene assunta in modiche quantità mentre può essere dannosa se presa ad alte dosi: questo è il motivo per il quale anche i farmaci devono essere assunti nelle quantità indicate e non superiori.

Ad esempio se da un lato bere poca acqua dà problemi di disidratazione che porta a debolezza, affaticamento generale, ansia, difficoltà di concentrazione e danni al sistema immunitario, un eccesso di acqua può provocare iponatriemia. Questa patologia è dovuta a un disturbo elettrolitico provocata dalla diminuzione della concentrazione dello ione sodio nel plasma.

Una carenza di vitamina D può portare a rachitismo, malattie autoimmuni e aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiache. D’altra parte un eccesso di vitamina D aumenta l’assorbimento dello ione calcio che può portare alla rimozione del calcio nelle ossa e conseguente calcificazione di altri organi.

Esempi

Un caso eclatante è fornito dalla digitale, genere erbaceo della famiglia delle Scrophulariaceae  con fiori che hanno una caratteristica forma simile a un ditale.

In particolare gli estratti della Digitalis purpurea sono stati usati da diversi secoli nella cura del trattamento di scompensi cardiaci ad azione cardiotonica. In tali estratti è contenuta la digossina e la digitossina molecole appartenenti ai glicosidi digitalici che hanno la caratteristica di aumentare la forza e la velocità di contrazione del miocardio.

La digossina e la digitossina agiscono sia sull’attività meccanica del cuore che su quella elettrica. Per quanto riguarda la loro azione sull’attività meccanica a livello della membrana cellulare si legano alla subunità α dell’ATP-asi Na+/K+ inibendola. Tale inibizione provoca un incremento della quantità di ione sodio a livello intracellulare che comporta una riduzione dell’estrusione dello ione calcio con conseguente accumulo di Ca2+ con conseguente aumento dell’inotropismo ovvero della capacità del cuore di variare la forza di contrazione mentre a livello elettrico riducono la conduzione atrio-ventricolare.

Tali sostanze a concentrazioni maggiori possono, tuttavia essere tossiche e per lo scarso margine esistente tra dose terapeutica e dose tossica il principale e più temibile effetto collaterale dell’assunzione dei digitalici è l’intossicazione.

Un aumento della concentrazione ematica di digitale può causare:

    • sintomatologia extracardiaca con nausea, vomito, diarrea
    • stato confusionale
    • pericolose aritmie cardiache.

Si sfati il mito per il quale le sostanze naturali sono tossiche e quelle prodotte in laboratorio innocue. Ciò che conta è  la loro quantità

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