Il diamante: uno degli stati allotropici del carbonio

Il diamante è un solido reticolare i cui atomi sono legati tra loro da legami covalenti che danno vita a un reticolo esteso all’intero cristallo.
Diamante e grafite sono due forme forme allotropiche del carbonio, cioè due forme dello stesso elemento differenti per il modo di collegarsi degli atomi.
Il carbonio esiste sotto  diverse  forme allotropiche: carbonio amorfo, grafite, diamante, grafenenanotubi di carbonio e fullereni.
I solidi reticolari manifestano la forza dei loro legami covalenti con la grande durezza e rigidità dei materiali che configurano e sono caratterizzati da un punto di fusione e di ebollizione elevato.

Proprietà del diamante

Nel diamante ciascun atomo di carbonio è legato tramite un legame covalente a quattro altri atomi di carbonio contigui tutti ibridati sp3 tramite legami σ. La struttura del carbonio è rappresentata in figura:
lattice1
Il diamante è un solido rigido, trasparente, elettricamente isolante. E’ la sostanza più dura che si conosca infatti occupa il primo posto nella scala di Mohs.
Tale scala fu ideata nel 1812 dal mineralogista tedesco Friedrich Mohs ed è ancora oggi utilizzata e tiene conto della durezza dei materiali: la scala prende a riferimento dieci materiali che sono ordinati progressivamente secondo la loro durezza dal più tenero caratterizzato dal numero 1 al più duro indicato dal numero più alto, il 10 come si può vedere in figura:

scala di mhos

E’ il miglior conduttore di calore: cinque volte maggiore del rame. Queste proprietà ne fanno l’abrasivo ideale, in quanto può scalfire e incidere altre sostanze smaltendo rapidamente il calore generato.
Il diamante è largamente usato in gioielleria e ha prezzi molto diversi a seconda della caratura e della qualità.

Carati

Il peso del diamante si misura in carati ( 1 carato = 0.20 g).

La parola carato ha origine come unità di peso naturale: i semi dell’albero di carrubo. I diamanti erano per tradizione pesati con questi semi fin quando il sistema non fu unificato ed un carato fissato a 1/5 di grammo. Le gemme di peso inferiore al carato vengono misurate in centesimi di carato: un centesimo di carato corrisponde a un punto perciò un diamante da 25 punti corrisponde a un quarto di carato ovvero a 0.25 carati. Il  costo della pietra è non è proporzionale alla caratura: infatti poiché i grossi diamanti sono rari all’aumentare della caratura il prezzo aumenta in maniera più che proporzionale.
Il valore commerciale del diamante dipende dalla combinazione di quattro fattori: le 4 C, ovvero:

  1.      Carat ( peso )
  2.      Color ( colore )
  3.      Clarity ( purezza )
  4.      Cut  ( taglio )

Del carato si è già parlato, ma due diamanti aventi la stessa caratura possono avere valori molto diverso: un valore che dipende dalla combinazione di altre caratteristiche.
Color: il miglior colore di un diamante è la sua assenza, infatti un diamante completamente incolore permette alla luce di attraversarlo in modo uniforme e disperdersi in un’atmosfera di colori. La maggior parte delle gemme, tuttavia appare leggermente tinta di giallo e solo poche risultano prive di colorazione.
Il diamante è una gemma allocromatica a causa di impurità chimiche incluse e al bianco non bisogna dimenticare che si affiancano tutti quei colori ( blu, verde, rosa, giallo, arancio, ecc. ) a volte anche molto più rari del bianco stesso, che compongono la schiera dei fancy colours.

Scale di colore

La seguente tabella riporta le scale di colore in uso:

D Bianco extra eccezionale + River
E Bianco extra eccezionale
F Bianco extra + Top Wesselton
G Bianco extra
H White Wesselton
I Bianco leggermente colorito Top crystal
J Crystal
K Bianco colorito Top cape
L

 

M Colorito Colorito 1 Cape
N Colorito 2 Light yellow
O Colorito 3 Yellow
P
Q
R
S-Z

 

Sigla Significato Visibilità
IF o LC Puro alla lente ovvero esente da difetti interni Nessuna inclusione visibile con una lente a 10 ingrandimenti
VVS Con inclusioni molto piccole Visibili con difficoltà alla lente
VS Con inclusioni molto piccole Visibili alla lente, ma non ad occhio nudo
SI Con inclusioni piccole Visibili facilmente alla lente, ma non ad occhio nudo
P1 Con inclusioni non tanto  piccole, visibili Visibili molto facilmente alla lente e un pò anche  ad occhio nudo
P2 Con inclusioni non piccole, visibili abbastanza facilmente Visibili molto facilmente anche ad occhio nudo
P3 Con  inclusioni evidenti Visibili immediatamente a occhio nudo, estese

Clarity: i diamanti sono spesso caratterizzati da impronte digitali note come inclusioni. La purezza del diamante dipende dall’assenza di inclusioni visibili con una lente a 10 ingrandimenti. Si riporta una tabella con le sigle con cui si definisce il grado di purezza del diamante

Taglio

Cut: la brillantezza di ogni diamante è influenzata dal taglio. Con un taglio di giuste proporzioni il diamante sprigiona la massima quantità di luce.

Il taglio più comune è quello a brillante rotondo che prevede una lavorazione, in fase di sfaccettatura tale da ottenere 57 faccette ed è quello che valorizza maggiormente la pietra.

Vi  è poi il taglio ovale ed è un adattamento del taglio a brillante, il taglio Marquise che rende la forma ovale più allungata e appuntita.

Ricordiamo inoltre il taglio a cuore o Carrè , il taglio smeraldo che è rettangolare o quadrato con faccette lungo i lati e gli angoli, il taglio a goccia e quello quadrato.

Questa pietra preziosa costituisce l’oggetto del desiderio di tante donne che ritengono appagante la sua ostentazione. Se si pensa, tuttavia, alle condizioni in cui lavorano i minatori per un basso salario e con scarse condizioni di sicurezza, bisognerebbe riconsiderare la nostra scala di valori chiedendoci se vale la pena ambire a una pietra, seppure affascinante, o, per chi ha la possibilità di farne acquisto, devolvere il denaro in opere benefiche.

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