Osmolarità: test diagnostici

L’osmolarità è correlata alla misura della pressione osmotica esercitata da una soluzione attraverso una membrana semipermeabile rispetto all’acqua pura.

L’osmolarità dipende quindi dal numero di particelle presenti nella soluzione e non dalla loro natura ed è definita come Osm/L.
Trova applicazioni in campo medico. Il test dell’osmolarità plasmatica dipende dalla concentrazione degli elettroliti e di altre molecole quali il glucosio e l’urea.

Esso consente di valutare: il bilancio idrico dell’organismo, la sua capacità a produrre e concentrare le urine, per valutare l’iponatriemia, per rilevare la presenza di tossine come metanolo e etilenglicole, e per monitorare terapie con farmaci osmoticamente attivi come il mannitolo.

Nei laboratori di analisi cliniche si misura con l’osmometro il cui funzionamento, generalmente, si basa sull’abbassamento crioscopico.

Test di osmolalità 

La misura dell’osmolarità sierica, urinaria e delle feci costituisce un test importante per la diagnosi
dei disturbi correlati alla regolazione dell’equilibrio idrolitico, alla funzione renale e agli avvelenamenti da piccole molecole.  

L’osmolalità sierica è influenzata dalla concentrazione di sostanze chimiche del sangue come cloruro, sodio, proteine, bicarbonato e glucosio. 

Un test di osmolalità delle urine è spesso utilizzato insieme a quello sierico per controllare l’equilibrio dei fluidi corporei ed eventualmente per scoprire il motivo dell’aumento o della diminuzione della minzione.

Quello delle feci è spesso utilizzato per scoprire la ragione della diarrea cronica  non  causata da un’infezioni batteriche o parassitarie

Pressione osmotica

La pressione osmotica è una delle proprietà colligative delle soluzioni ed è definita come:

π = CRTi

dove C è la concentrazione molare della soluzione, R è la costante universale dei gas che vale 0.08206 se la pressione è espressa in atm, il volume in litri e la temperatura in gradi Kelvin, T è la temperatura espressa in gradi Kelvin e i è l’indice di vant’Hoff.

L’indice di van’t Hoff  per i non elettroliti come glucosio e saccarosio  vale generalmente 1.

Per gli elettroliti forti l’indice di van’t Hoff è pari, in prima approssimazione, al numero di ioni in cui si dissocia l’elettrolita.

Per gli elettroliti deboli vi è una correlazione tra grado di dissociazione α e indice di van’t Hoff secondo la relazione:
i = 1 + α(n-1)

essendo n il numero di ioni ottenuti dalla dissociazione completa dell’elettrolita.

L’osmolarità è data quindi dal prodotto tra la molarità e l’indice di van’t Hoff pertanto, ragionando in termini di osmolarità la pressione osmotica può essere definita come:
π = Osm/L ∙RT

 

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